La ferrovia Roma nord

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Dall’opuscolo dell’ing. Giorgio Fabbri

Salone arrivi e partenze (lunghezza m. 100) della stazione di Piazzale Flaminio

La prima metropolitana di Roma

di Gianfranco Lelmi

 

Colui che ci permette di comprendere alcuni misteri della ferrovia Roma Nord, è l’ing. Giorgio Fabbri, nel suo estratto opuscolo: “La ferrovia Elettrica Roma – Civita Castellana – Viterbo”, dove ci spiega le ragioni che spinsero ad abbandonare l’ormai edificata stazione di Piazza Monte Grappa, per la realizzazione della stazione di Piazzale Flaminio e la conseguente galleria dell’Acqua Acetosa.

Il nuovo piano regolatore di Roma concepito da Mussolini, prevedeva tra i progetti, l’attraversamento della grande arteria della via Flaminia e la sistemazione della rete ferroviaria dello Stato a nord della Capitale che male si conciliavano con il nuovo collegamento della Ferrovia Roma Nord con Viterbo. Un ponte in cemento armato sul Tevere lungo 130 metri e una galleria di 2080 metri con la stazione di Piazzale Flaminio risolsero egregiamente con questo nuovo tronco, la penetrazione ed il collegamento a nord di Roma.

 

 

                     

              Galleria ad un solo binario: lunghezza m. 1592            Doppia galleria: lunghezza m. 155, binari 4

                                                                                                                                                     

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

La stazione di piazzale Flaminio è costituita da un fabbricato che ospitava gli uffici della ferrovia. A pian terreno esiste tuttora un salone lungo 100 metri dal quale si accede direttamente ai binari., ha un rivestimento in cemento armato con uno spessore di m. 1,20/m. 1,30 con una altezza di m. 7,60 ed una larghezza di m. 11,60. Nella parte più interna, due gallerie a doppio binario, lunghe m. 155, con uno spessore di m. 0,70, erano concepite per le manovre dei treni. Come ci racconta l’ing. Vittorio Formgari, le difficoltà per lo scavo non tardarono a manifestarsi nella zona Parioli per la presenza di terreni argillosi. La galleria dovette essere rivestita con cemento armato tra le progressive 0+553 e 0+642.

Una serie di gallerie nel sottosuolo attraversato dai lavori provocò problemi ad alcuni stabili, in particolare a Villa Ruffo. La complicazione maggiore, sorse verso la fine dei lavori, quando si allagò la galleria. Nell’articolo: “Una storia incredibile” raccontata da Arnaldo Ricci, meglio si comprendono le difficoltà che comportarono questi lavori.

  

Il tracciato della ferrovia in galleria da piazzale Flaminio all'Acqua Acetosa. E' possibile riconoscere la deviazione dell'acquedotto Vergine e Villa Giulia

Estratto disegno originale del geometra Paolo Faggiani

  

 

 La posizione del tubo in ghisa per raggiungere il Ninfeo di Villa Giulia

 

La presenza dell’acquedotto Vergine, unico di undici principali acquedotti di Roma antica rimasto in funzione sino ai giorni nostri, creò seri problemi durante gli scavi. La sorgente, ubicata nell’attuale località di Salone (Vlll miglio della via Collatina) entra tuttora in Roma da Portonaccio, quindi oltrepassa il fosso della Marranella, raggiunge la Salaria, Villa Ada e i Parioli, quindi raggiunge Villa Giulia, e passa sotto il Muro Torto. Poi tocca Palazzo Sciarra via del Seminario, il Pantheon, raggiungendo Fontana di Trevi ed altri monumenti di cui Roma è ricca.

 

In rosso la deviazione dell’acquedotto Vergine dal sito Storia e Storie di Lorenzo Grassi

 

E’ proprio lungo il suo cammino, nei pressi di Villa Giulia (Museo Valle Giulia), che durante lo scavo di penetrazione, l’acquedotto Vergine, dovette essere deviato. Fu posto un tubo in ghisa che serviva ad alimentare il Ninfeo sito all’interno del Museo. Per l’acquedotto, fu mantenuta la stessa sezione del condotto esistente, abbandonando con una deviazione il vecchio tracciato per una lunghezza di cento metri.

La presenza di acqua, gas, cunicoli, accrebbero le difficoltà durante i lavori.

 

 

 

Il percorso dell’acquedotto Vergine

 

Vedi anche:

Faggiani Francesco Paolo - Una storia incredibile (nr.43) 

Gallerie - Le gallerie di piazzale Flaminio - Acqua Acetosa (nr.147)

 

Si ringrazia l’Archivio Storico di ATAC,

in particolare la Dott.ssa Anita Valentini, la Dott.ssa Chiara Martelli

e la fattiva collaborazione del Dott. Massimiliano Pirandola